In materia di leadership, non si sentiva di certo il bisogno di un altro modello, visti i tanti che in questi ultimi anni si sono affacciati sul palcoscenico delle aziende. Questo articolo quindi, non ha finalità modellistiche, bensì di mero aggiornamento su un’ipotesi in cui il capo unisce e facilita. Gli studi sul cervello ci dicono che facilmente le nostre capacità di adulti, capacità complesse e riflessive, crollano perché insidiate da funzioni innate grevi, terra terra, primitive. E sempre il cervello, ci permette di dialogare solo se aiutato con alcune capacità nuove specifiche che qui vediamo. Altrimenti deborda nella fretta, nel possesso vorace, in varie forme di scorciatoie.

Il capo-facilitatore chi è allora? Forse voi direte, un missionario, un monaco votato alla comprensione? E ancora, è pensabile che le organizzazioni, che nei decenni, a fatica, hanno potuto assorbire la variabile della persona, dandole volto e speranza, affiancandola al ruolo produttivo, possano tener conto di un terzo fattore dirimente? Non basta il ruolo e la persona! Cosa occorre, ancora, aggiungere?

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