In un periodo complicato come questo conviene migliorare le relazioni di convivenza sia al lavoro che in famiglia: la critica costruttiva può aiutarci in molte situazioni.

Critica costruttiva: l’abbiamo introdotta proprio all’inizio, quando questa rivista partì, con una breve segnalazione (Aromatario n. 1, primavera 2009) e qui intendiamo riprenderla e ampliarne l’esposizione. Viviamo giorni di complicazione e tensione per via delle diffuse difficoltà economiche e sociali, fattori questi che gravano sugli stessi rapporti familiari, tra colleghi, nel vicinato. Rischiamo di avvertire un po’ tutti più tensione e più ansia. Emozioni che sollecitano il nostro cervello emotivo (detto limbico), che agisce in una dinamica assai diversa dall’altro nostro cervello (detto corteccia), deputato al ragionamento e al rispetto. Il cervello limbico quando entra in azione è come se fosse un “carrarmato in giardino”, è pesante, schematico, estremo. Questo spiega il fatto che, nel periodo attuale, costellato da incertezze, siamo più nervosi, preoccupati, distratti e più facilmente irascibili. Risultato, da piccole divergenze e da piccoli contrattempi possono scaturire più frequentemente conflitti, opposizioni, offesa. In un quadro del genere, la via di uscita decisiva è cercare “buone parole”, che possano spiegare, raccontare, chiedere, creare ponti e comprensioni con gli altri. Ricordiamo quanto il dono del linguaggio, per la nostra specie homo sapiens, sia un dono meraviglioso unico, che ci permette la comunione e la convivenza con l’altro. Sappiamo poi, quanto la parola stessa possa in molti frangenti divenire distruttiva, giudicante, stigmatizzante.

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